Gerolamo Lazzeri (1894 - 1941)
Natura giuridica
Persona fisica
Descrizione
Nacque l'11 maggio 1894 a Bola di Tresana, in Lunigiana, da Antonio e da Elvira Pizzi, in una famiglia di possidenti segnata precocemente dal suicidio del padre e da gravi difficoltà economiche. Seguì studi irregolari, ma ebbe una adolescenza ricca di interessi culturali e politici.
Fra Otto e Novecento, la Lunigiana fu teatro di un movimento socialista culturalmente vivace e non ortodosso, che si intrecciava con fermenti autonomistici tesi alla formazione di una nuova provincia a La Spezia, cui la Val di Magra si sarebbe dovuta unire. Una tale rivendicazione spingeva a sottolineare le peculiarità storiche, culturali e linguistiche di quella terra, a studiarne le glorie, a impegnarsi in una tutela del paesaggio naturale e in una riscoperta di quello storico.
La precocissima attività politico-letteraria del L. si situa in questo orizzonte: a quindici anni, nel 1909, già teneva conferenze anticlericali ed entrò presto nella redazione di "La Terra", il periodico socialista della zona. Il problema lunigianese è al centro di due saggi comparsi tra il 1912 e il 1913 nella "Rivista ligure di scienze, lettere ed arti: Per una storia della Lunigiana" (XXXIX [1912], pp. 326-338) e "La questione lunigianese (Note e appunti)" (XL [1913], pp. 3-28, 65-88).
Ma il giovane L. cominciò a guardare oltre i suoi monti e si riconobbe nella cultura anticonformista delle riviste fiorentine come ne "La Critica" di B. Croce. Nel 1911 entrò in contatto epistolare con G. Prezzolini e G. Papini; l'anno successivo collaborò a "La Voce" (Il semplicismo, 27 giugno 1912; Un libro da leggere, 28 nov. 1912). Ancora nel 1912 iniziò a scrivere su "L'Unità" di G. Salvemini (La questione lunigianese, 14 sett. 1912; Il socialismo nell'Alta Lunigiana, 16 nov. 1912). Ma il suo vero punto di riferimento fu Croce. Attraverso il lunigianese G. Sforza (allora direttore dell'Archivio di Stato di Torino), nel marzo 1912, entrò in contatto epistolare con il filosofo e si propose per l'edizione delle "Poesie" dell'arcade e giacobino G. Fantoni pubblicata poi, nel 1913, nella prestigiosa collana laterziana degli "Scrittori d'Italia".
Questo arricchimento culturale ebbe importanti conseguenze sul suo impegno politico e sulla qualità del suo socialismo, che divenne presto estraneo al marxismo positivistico che circolava nel partito e si aprì alle suggestioni di quello nuovo, ricco di suggestioni volontaristiche, attivistiche e soreliane, che compare nelle pagine dell'"Avanti!" diretto da B. Mussolini. Il L., da questo punto di vista, è un esempio tipico del "mussolinismo", di quello stato d'animo diffuso nella gioventù socialista fra il 1912 e il 1914, che si riconosceva nel rivoluzionario romagnolo.
Nel luglio 1913 il L. lasciò per sempre la Lunigiana e si trasferì a Milano, dove cercò lavoro nel campo editoriale e giornalistico e poté, finalmente, incontrare Mussolini. Fece parte del gruppo che dette vita a "Utopia", la "rivista quindicinale del socialismo rivoluzionario italiano" da lui fondata e diretta dal novembre 1913 al dicembre 1914, cui collaborò con un articolo su Socialismo e questione sessuale (II [1914], pp. 11-18), e Italiani e Slavi a Trieste (ibid., pp. 50-54), di intonazione fortemente antirredentistica. Fra il gennaio e il marzo 1914, il L. progettò una rivista culturale di netta ispirazione crociana, "La Critica nuova", con lo scopo di continuare il programma letterario della prima serie della Critica, allora conclusasi, di affrontare gli scrittori della nuova Italia trascurati da Croce e di entrare anche nel campo della critica militante e della letteratura straniera (annuncio in "La Voce", VI [1914], 5, p. 53).
Il progetto, in cui furono coinvolti anche A. Casati e G. Gentile, ebbe un cauto assenso da parte di Croce, trovò un qualche seguito fra parecchi intellettuali dell'area vociana, ma fallì prima ancora di decollare. Le imprudenze commesse dal L. in questa circostanza guastarono per sempre il suo rapporto col filosofo.
Fra il 1913 e il 1914, il L. costituì dunque un trait d'union fra la nuova cultura idealistica e l'ambiente mussoliniano: sembra che sia stato proprio il L. a far conoscere al futuro duce il pensiero di Croce e a prestargliene le opere (E. Cione, Tra Croce e Mussolini, Napoli 1946, p. 12). Nell'autunno del 1914, il L. seguì Mussolini anche nella scelta dell'interventismo e nella rottura col Partito socialista italiano (PSI).
Nell'ultimo numero di "Utopia" (II [1914], 13-14), pubblicò un articolo di dura polemica contro il Socialismo conservatore che, nel periodo giolittiano, era prevalso nel partito.
Nel 1915 si sposò con l'inglese A. Stadlein, da cui ebbe quattro figli. Durante la guerra svolse un'intensa attività pubblicistica, in cui spiccano diversi volumi e saggi dedicati alla cultura, alla letteratura e alla storia del Belgio, la nazione "martire" del 1914 (Interpreti dell'anima belga, Bologna 1919). Diresse inoltre il quindicinale "Bianco Rosso e Verde" destinato alle truppe italiane di stanza al fronte.
In particolare presentò al pubblico italiano l'opera del poeta belga in lingua francese É. Verhaeren, di cui tradusse "Il Belgio sanguinante" (Lanciano 1917); "Le rosse ali della guerra" (ibid. 1918); "Il chiostro", ibid. 1918.
Fu nel 1919 che il L. si rivelò un vivacissimo scrittore politico. Quattro edizioni ebbe "Il bolscevismo. Com'è nato, che cos'è, resultanze" (Milano 1919), pubblicato nel maggio, una delle prime analisi della rivoluzione russa apparse in Italia; nell'agosto, quando ormai si avvicinavano le elezioni politiche, scrisse "Giovanni Giolitti" (ibid. 1919), violentissimo pamphlet antigiolittiano; nel settembre un "Esame di coscienza dell'epoca nostra" (ibid. 1919), riflessione sulla situazione italiana ed europea succeduta alla guerra.
Il L. si mostra ormai un deluso del mussolinismo e i primi fascisti gli sembrano "i traditori della guerra rivoluzionaria, della pace equa e giusta, del trionfo della democrazia sana e viva nel mondo" (Esame di coscienza, pp. 197 s.); è distante anche dal bolscevismo, di cui sottolinea gli aspetti dispotici e terroristici e il carattere strettamente "russo" (anche se ne prevede la diffusione come mito politico nell'Occidente europeo). La guerra "democratica", pur fallendo gran parte dei suoi obiettivi, ha almeno ridisegnato la carta politica europea sulla base del principio di nazionalità: affinché, tuttavia, queste nuove realtà non venissero infettate dal nazionalismo, sarebbe stato necessario il trionfo degli ideali del presidente degli Stati Uniti T.W. Wilson. Grave responsabilità dei partiti socialisti europei è di non averli fatti propri, lasciando mano libera alle borghesie nazionali e ai loro programmi sciovinisti.
Il L., ormai orientato verso un socialismo democratico, si avvicinò decisamente agli ambienti del riformismo milanese: nei primi mesi del 1921 rientrò nel PSI e nell'ottobre 1922 fu tra i fondatori del Partito socialista unitario (PSU).
Dedicò un profilo assai benevolo a Filippo Turati (Milano 1921), con un'ampia appendice di scritti e discorsi del leader socialista, e tracciò, in La scissione socialista: con un'appendice di documenti (ibid. 1921), una storia del socialismo italiano del dopoguerra.
Quando nel settembre 1921 M. Missiroli assunse la direzione de "Il Secolo", l'autorevole quotidiano della democrazia lombarda, il L. ne divenne redattore: lo lasciò a fine luglio 1923, al momento della sua fascistizzazione. Nel ventennio successivo il L. visse soprattutto di lavoro editoriale. Intensa fu la sua collaborazione con l'editore Sonzogno e con la piccola casa editrice Modernissima, fondata nel 1919 da I. Bianchi. In questo ambiente, incontrò il ventenne E. Dall'Oglio, anche lui socialista riformista, che, nell'ottobre 1923, acquistò una piccolissima impresa, lo Studio editoriale Corbaccio, e la lanciò sul mercato ai primi del 1924.
Il L. divenne il suo principale collaboratore, assumendo la direzione delle tre collane della nuova casa editrice: "Cultura contemporanea", che si aprì con opere di E. Thovez, G. e L. Ferrero, E. Ruta; "Confessioni e battaglie", in cui sarebbe apparso (agosto 1924) "Reliquie, raccolta di scritti di G. Matteotti"; "Res publica", più immediatamente politica e di chiaro contenuto antifascista, che si inaugurò con G. Amendola, "La democrazia dopo il 6 apr. 1924", cui fecero seguito nel 1924: G. Ferrero, "Discorsi ai sordi; M. Missiroli, Una battaglia perduta"; A. Misuri, "Rivolta morale: confessioni, esperienze e documenti di un quinquennio di vita pubblica", documento importante del "dissidentismo" fascista.
Il L. si avvicinò ad Amendola anche politicamente, firmando il programma della sua nuova formazione politica, l'Unione nazionale, reso noto l'8 nov. 1924. Nel febbraio 1925 il suo sodalizio con Dall'Oglio si interruppe bruscamente. Nel quindicennio successivo visse dei proventi di una sua piccola tipografia a Milano e di collaborazioni editoriali come traduttore e curatore con editori come Carabba, Mondadori, Rizzoli, Barion, Vallardi, Hoepli. Continuamente controllato dalla polizia politica, diffidato nel 1925, arrestato per pochi giorni nel 1928, mantenne convinzioni antifasciste, senza tuttavia incorrere in altri provvedimenti.
Il L. morì il 14 sett. 1941 a Varese, dove si era trasferito con la famiglia fin dal 1935.
L'attività giornalistica del L. si trova dispersa in decine di riviste e quotidiani: ricordiamo almeno le collaborazioni con la "Nuova Rivista storica", "La Società delle nazioni", "Critica sociale", "Rivista d'Italia", "I Libri del giorno", "La Rivoluzione liberale". Molti degli scritti letterari del decennio 1912-21 sono raccolti in "Saggi di varia letteratura", Firenze 1922. Pubblicò inoltre il romanzo "La città sulle ceneri", Milano 1921. Fra le collaborazioni, particolare importanza ha quella con Hoepli: curò l'edizione di F. De Sanctis, "Storia della letteratura italiana: dai primi secoli agli albori del Trecento", con numerose notizie complementari e integrative, Milano 1940; nel 1942 fu pubblicata postuma l'"Antologia dei primi secoli della letteratura italiana" (Primi documenti del volgare italiano; La scuola siciliana).
Fra Otto e Novecento, la Lunigiana fu teatro di un movimento socialista culturalmente vivace e non ortodosso, che si intrecciava con fermenti autonomistici tesi alla formazione di una nuova provincia a La Spezia, cui la Val di Magra si sarebbe dovuta unire. Una tale rivendicazione spingeva a sottolineare le peculiarità storiche, culturali e linguistiche di quella terra, a studiarne le glorie, a impegnarsi in una tutela del paesaggio naturale e in una riscoperta di quello storico.
La precocissima attività politico-letteraria del L. si situa in questo orizzonte: a quindici anni, nel 1909, già teneva conferenze anticlericali ed entrò presto nella redazione di "La Terra", il periodico socialista della zona. Il problema lunigianese è al centro di due saggi comparsi tra il 1912 e il 1913 nella "Rivista ligure di scienze, lettere ed arti: Per una storia della Lunigiana" (XXXIX [1912], pp. 326-338) e "La questione lunigianese (Note e appunti)" (XL [1913], pp. 3-28, 65-88).
Ma il giovane L. cominciò a guardare oltre i suoi monti e si riconobbe nella cultura anticonformista delle riviste fiorentine come ne "La Critica" di B. Croce. Nel 1911 entrò in contatto epistolare con G. Prezzolini e G. Papini; l'anno successivo collaborò a "La Voce" (Il semplicismo, 27 giugno 1912; Un libro da leggere, 28 nov. 1912). Ancora nel 1912 iniziò a scrivere su "L'Unità" di G. Salvemini (La questione lunigianese, 14 sett. 1912; Il socialismo nell'Alta Lunigiana, 16 nov. 1912). Ma il suo vero punto di riferimento fu Croce. Attraverso il lunigianese G. Sforza (allora direttore dell'Archivio di Stato di Torino), nel marzo 1912, entrò in contatto epistolare con il filosofo e si propose per l'edizione delle "Poesie" dell'arcade e giacobino G. Fantoni pubblicata poi, nel 1913, nella prestigiosa collana laterziana degli "Scrittori d'Italia".
Questo arricchimento culturale ebbe importanti conseguenze sul suo impegno politico e sulla qualità del suo socialismo, che divenne presto estraneo al marxismo positivistico che circolava nel partito e si aprì alle suggestioni di quello nuovo, ricco di suggestioni volontaristiche, attivistiche e soreliane, che compare nelle pagine dell'"Avanti!" diretto da B. Mussolini. Il L., da questo punto di vista, è un esempio tipico del "mussolinismo", di quello stato d'animo diffuso nella gioventù socialista fra il 1912 e il 1914, che si riconosceva nel rivoluzionario romagnolo.
Nel luglio 1913 il L. lasciò per sempre la Lunigiana e si trasferì a Milano, dove cercò lavoro nel campo editoriale e giornalistico e poté, finalmente, incontrare Mussolini. Fece parte del gruppo che dette vita a "Utopia", la "rivista quindicinale del socialismo rivoluzionario italiano" da lui fondata e diretta dal novembre 1913 al dicembre 1914, cui collaborò con un articolo su Socialismo e questione sessuale (II [1914], pp. 11-18), e Italiani e Slavi a Trieste (ibid., pp. 50-54), di intonazione fortemente antirredentistica. Fra il gennaio e il marzo 1914, il L. progettò una rivista culturale di netta ispirazione crociana, "La Critica nuova", con lo scopo di continuare il programma letterario della prima serie della Critica, allora conclusasi, di affrontare gli scrittori della nuova Italia trascurati da Croce e di entrare anche nel campo della critica militante e della letteratura straniera (annuncio in "La Voce", VI [1914], 5, p. 53).
Il progetto, in cui furono coinvolti anche A. Casati e G. Gentile, ebbe un cauto assenso da parte di Croce, trovò un qualche seguito fra parecchi intellettuali dell'area vociana, ma fallì prima ancora di decollare. Le imprudenze commesse dal L. in questa circostanza guastarono per sempre il suo rapporto col filosofo.
Fra il 1913 e il 1914, il L. costituì dunque un trait d'union fra la nuova cultura idealistica e l'ambiente mussoliniano: sembra che sia stato proprio il L. a far conoscere al futuro duce il pensiero di Croce e a prestargliene le opere (E. Cione, Tra Croce e Mussolini, Napoli 1946, p. 12). Nell'autunno del 1914, il L. seguì Mussolini anche nella scelta dell'interventismo e nella rottura col Partito socialista italiano (PSI).
Nell'ultimo numero di "Utopia" (II [1914], 13-14), pubblicò un articolo di dura polemica contro il Socialismo conservatore che, nel periodo giolittiano, era prevalso nel partito.
Nel 1915 si sposò con l'inglese A. Stadlein, da cui ebbe quattro figli. Durante la guerra svolse un'intensa attività pubblicistica, in cui spiccano diversi volumi e saggi dedicati alla cultura, alla letteratura e alla storia del Belgio, la nazione "martire" del 1914 (Interpreti dell'anima belga, Bologna 1919). Diresse inoltre il quindicinale "Bianco Rosso e Verde" destinato alle truppe italiane di stanza al fronte.
In particolare presentò al pubblico italiano l'opera del poeta belga in lingua francese É. Verhaeren, di cui tradusse "Il Belgio sanguinante" (Lanciano 1917); "Le rosse ali della guerra" (ibid. 1918); "Il chiostro", ibid. 1918.
Fu nel 1919 che il L. si rivelò un vivacissimo scrittore politico. Quattro edizioni ebbe "Il bolscevismo. Com'è nato, che cos'è, resultanze" (Milano 1919), pubblicato nel maggio, una delle prime analisi della rivoluzione russa apparse in Italia; nell'agosto, quando ormai si avvicinavano le elezioni politiche, scrisse "Giovanni Giolitti" (ibid. 1919), violentissimo pamphlet antigiolittiano; nel settembre un "Esame di coscienza dell'epoca nostra" (ibid. 1919), riflessione sulla situazione italiana ed europea succeduta alla guerra.
Il L. si mostra ormai un deluso del mussolinismo e i primi fascisti gli sembrano "i traditori della guerra rivoluzionaria, della pace equa e giusta, del trionfo della democrazia sana e viva nel mondo" (Esame di coscienza, pp. 197 s.); è distante anche dal bolscevismo, di cui sottolinea gli aspetti dispotici e terroristici e il carattere strettamente "russo" (anche se ne prevede la diffusione come mito politico nell'Occidente europeo). La guerra "democratica", pur fallendo gran parte dei suoi obiettivi, ha almeno ridisegnato la carta politica europea sulla base del principio di nazionalità: affinché, tuttavia, queste nuove realtà non venissero infettate dal nazionalismo, sarebbe stato necessario il trionfo degli ideali del presidente degli Stati Uniti T.W. Wilson. Grave responsabilità dei partiti socialisti europei è di non averli fatti propri, lasciando mano libera alle borghesie nazionali e ai loro programmi sciovinisti.
Il L., ormai orientato verso un socialismo democratico, si avvicinò decisamente agli ambienti del riformismo milanese: nei primi mesi del 1921 rientrò nel PSI e nell'ottobre 1922 fu tra i fondatori del Partito socialista unitario (PSU).
Dedicò un profilo assai benevolo a Filippo Turati (Milano 1921), con un'ampia appendice di scritti e discorsi del leader socialista, e tracciò, in La scissione socialista: con un'appendice di documenti (ibid. 1921), una storia del socialismo italiano del dopoguerra.
Quando nel settembre 1921 M. Missiroli assunse la direzione de "Il Secolo", l'autorevole quotidiano della democrazia lombarda, il L. ne divenne redattore: lo lasciò a fine luglio 1923, al momento della sua fascistizzazione. Nel ventennio successivo il L. visse soprattutto di lavoro editoriale. Intensa fu la sua collaborazione con l'editore Sonzogno e con la piccola casa editrice Modernissima, fondata nel 1919 da I. Bianchi. In questo ambiente, incontrò il ventenne E. Dall'Oglio, anche lui socialista riformista, che, nell'ottobre 1923, acquistò una piccolissima impresa, lo Studio editoriale Corbaccio, e la lanciò sul mercato ai primi del 1924.
Il L. divenne il suo principale collaboratore, assumendo la direzione delle tre collane della nuova casa editrice: "Cultura contemporanea", che si aprì con opere di E. Thovez, G. e L. Ferrero, E. Ruta; "Confessioni e battaglie", in cui sarebbe apparso (agosto 1924) "Reliquie, raccolta di scritti di G. Matteotti"; "Res publica", più immediatamente politica e di chiaro contenuto antifascista, che si inaugurò con G. Amendola, "La democrazia dopo il 6 apr. 1924", cui fecero seguito nel 1924: G. Ferrero, "Discorsi ai sordi; M. Missiroli, Una battaglia perduta"; A. Misuri, "Rivolta morale: confessioni, esperienze e documenti di un quinquennio di vita pubblica", documento importante del "dissidentismo" fascista.
Il L. si avvicinò ad Amendola anche politicamente, firmando il programma della sua nuova formazione politica, l'Unione nazionale, reso noto l'8 nov. 1924. Nel febbraio 1925 il suo sodalizio con Dall'Oglio si interruppe bruscamente. Nel quindicennio successivo visse dei proventi di una sua piccola tipografia a Milano e di collaborazioni editoriali come traduttore e curatore con editori come Carabba, Mondadori, Rizzoli, Barion, Vallardi, Hoepli. Continuamente controllato dalla polizia politica, diffidato nel 1925, arrestato per pochi giorni nel 1928, mantenne convinzioni antifasciste, senza tuttavia incorrere in altri provvedimenti.
Il L. morì il 14 sett. 1941 a Varese, dove si era trasferito con la famiglia fin dal 1935.
L'attività giornalistica del L. si trova dispersa in decine di riviste e quotidiani: ricordiamo almeno le collaborazioni con la "Nuova Rivista storica", "La Società delle nazioni", "Critica sociale", "Rivista d'Italia", "I Libri del giorno", "La Rivoluzione liberale". Molti degli scritti letterari del decennio 1912-21 sono raccolti in "Saggi di varia letteratura", Firenze 1922. Pubblicò inoltre il romanzo "La città sulle ceneri", Milano 1921. Fra le collaborazioni, particolare importanza ha quella con Hoepli: curò l'edizione di F. De Sanctis, "Storia della letteratura italiana: dai primi secoli agli albori del Trecento", con numerose notizie complementari e integrative, Milano 1940; nel 1942 fu pubblicata postuma l'"Antologia dei primi secoli della letteratura italiana" (Primi documenti del volgare italiano; La scuola siciliana).
Data
1894 maggio 11 (Bola di Tresana) - 1941 settembre 14 (Varese)
Estremi cronologici
May 11, 1894 – September 14, 1918
Complessi archivistici prodotti
Riferimenti bibliografici
- G. Ricci, "Dalla Lunigiana all'Italia: due socialisti dimenticati, Gerolamo Lazzeri e Alberto Malatesta", in "Movimento socialista in Lunigiana tra la fine dell'Ottocento e il Novecento", Pontremoli 1990, pp. 283-321
- D. Manfredi, "Gli anni milanesi di Alberto Malatesta e Gerolamo Lazzeri", in "Movimento socialista in Lunigiana tra la fine dell'Ottocento e il Novecento", Pontremoli 1990, pp. 323-337 e 339-349
- D. Manfredi, "Gli anni milanesi di Alberto Malatesta e Gerolamo Lazzeri", in "Movimento socialista in Lunigiana tra la fine dell'Ottocento e il Novecento", Pontremoli 1990, pp. 323-337 e 339-349
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