Diario di bordo, in navigazione da New York a Napoli
Descrizione
8 maggio In navigazione da New York a Napoli
“Buonissimo tempo. Vento variabile, cielo sereno e mare calmo. Nella mattinata dura lo stesso tempo. Al meridio si osserva. Alla sera tempo buono. Verso le 21 si avvista Capo Sandalo dell’Isola San Pietro.
Questi viaggi di ritorno sono viaggi tristi. Nell’andare in America si vedono delle miserie è vero ma tutto sommato sperano. Vi è chi spera fortuna, chi aiuto, chi va in cerca del figlio, chi del marito, ma ritornando dall’America chi più spera. È il naufragio di tutto. Sono i veri reietti che si riportano indietro, insieme a quelli che fanno un po’ di fortuna. Ho 141 passeggeri di terza classe. Vi sono 4 clandestini che avevo trovato a bordo, sono poltroni napoletani che forse avranno qualche conto da aggiustare con la giustizia. Credevano di farla franca. Furono ingannati dicono essi ma la loro bugia è evidente. Vi sono nove mandati indietro dall’ufficio di emigrazione perché vecchi o malati, oppure privi dei mezzi di fortuna. Ve ne sono altri tre o quattro mandati dal consolato. Vi è una vedova che viene da Boston con tre bambini. Il marito le morì ed essa ritorna sconsolata indietro nel regno della fame. Vi è una giovane di diciotto anni, belloccia che andò sposa in America, dopo quattro mesi lo sposo divenne pazzo furioso ed essa ritorna dal padre. È malinconica, non ride mai, non fa alcun movimento che non sia del tutto necessario. Vi è una tisica all’estremo stadio. A New York perché si imbarcasse. È accompagnata dalla madre. Vi sono due vecchietti che l’altro giorno si salutavano e toccavano la mano, passa un marinaio e domanda cosa fanno, siam vecchierelli e ci conosciamo uno di essi gli dice. Che Dio vi mantenga, quei gli risponde. Vi sono poi delle famiglie di lombardi che ritornano e stanno bene”
“Buonissimo tempo. Vento variabile, cielo sereno e mare calmo. Nella mattinata dura lo stesso tempo. Al meridio si osserva. Alla sera tempo buono. Verso le 21 si avvista Capo Sandalo dell’Isola San Pietro.
Questi viaggi di ritorno sono viaggi tristi. Nell’andare in America si vedono delle miserie è vero ma tutto sommato sperano. Vi è chi spera fortuna, chi aiuto, chi va in cerca del figlio, chi del marito, ma ritornando dall’America chi più spera. È il naufragio di tutto. Sono i veri reietti che si riportano indietro, insieme a quelli che fanno un po’ di fortuna. Ho 141 passeggeri di terza classe. Vi sono 4 clandestini che avevo trovato a bordo, sono poltroni napoletani che forse avranno qualche conto da aggiustare con la giustizia. Credevano di farla franca. Furono ingannati dicono essi ma la loro bugia è evidente. Vi sono nove mandati indietro dall’ufficio di emigrazione perché vecchi o malati, oppure privi dei mezzi di fortuna. Ve ne sono altri tre o quattro mandati dal consolato. Vi è una vedova che viene da Boston con tre bambini. Il marito le morì ed essa ritorna sconsolata indietro nel regno della fame. Vi è una giovane di diciotto anni, belloccia che andò sposa in America, dopo quattro mesi lo sposo divenne pazzo furioso ed essa ritorna dal padre. È malinconica, non ride mai, non fa alcun movimento che non sia del tutto necessario. Vi è una tisica all’estremo stadio. A New York perché si imbarcasse. È accompagnata dalla madre. Vi sono due vecchietti che l’altro giorno si salutavano e toccavano la mano, passa un marinaio e domanda cosa fanno, siam vecchierelli e ci conosciamo uno di essi gli dice. Che Dio vi mantenga, quei gli risponde. Vi sono poi delle famiglie di lombardi che ritornano e stanno bene”