Artiglierie antiaeree

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Descrizione

Con le prime mongolfiere, i dirigibili e in seguito con i primi velivoli, anche i cieli si trasformarono in campi di battaglia.
L'artiglieria contraerea aveva come scopo quello di sparare proiettili di vario tipo e spesso in grande quantità, per colpire velivoli di tutte le dimensioni che si muovevano a velocità diverse e in grado di cambiare repentinamente la loro rotta.

Per colpire un velivolo ad alta quota era necessario progettare cannoni capaci di sparare proietti dalla grande velocità iniziale, in grado di vincere la gravita seguendo traiettorie quasi verticali e dotati di spolette a tempo con lo scopo di far esplodere la loro carica alla giusta quota, creando una nuvola di schegge che investiva il velivolo in aria, danneggiandolo nella struttura, compromettendo le prestazioni aerodinamiche e di volo e ferirne l’equipaggio. L’utilizzo in batteria dei vari cannoni contraerei permetteva inoltre di sparare un gran numero di proietti in determinate zone del cielo, aumentando così la probabilità di abbattere i velivoli in attacco.

Nel caso di attacchi a bassa quota si adottò un approccio diverso. Non era necessario avere cannoni molto potenti, in grado sparare pesanti colpi con complessi meccanismi d’innesco, per abbattere velivoli che era possibile colpire con armi più leggere.
In questo caso si progettarono armi automatiche con elevato rateo di tiro, capaci di sparare proiettili pensati per esplodere al contatto con la superficie del bersaglio e spesso anche dotati di un inserto luminoso che consentiva al cannoniere di vedere la traiettoria dei colpi sparati e aggiustare il tiro.
L’evoluzione tecnica consentì di aumentare le prestazioni delle mitragliatrici creando quelle che in Italia vengono identificate come “mitragliere”, ovvero mitragliatrici di grosso calibro non adatte al fuoco di lunghe raffiche e dotate di caricatori dal limitato numero di colpi.

Questo tipo di armamento è stato storicamente utilizzato sia sulle navi sia a terra a scopo difensivo, e in molti casi l’armamento contraereo navale differiva da quello terrestre solo per alcuni accorgimenti tecnici legati all’utilizzo in mare.
Nelle navi in particolare è facile individuare sia l’armamento contraereo leggero composto da mitragliatrici e mitragliere, sia quello pesante caratterizzato dalla presenza di cannoni con bocche di fuoco molto lunghe.

La realizzazione di armi a così alte prestazioni in campo navale e terrestre determinò la crescente esigenza per l'aviazione di raggiungere quote sempre più elevate e sempre più velocemente. A sua volta, ogni miglioria nel campo dell'aviazione fece da impulso per lo studio di artiglierie e di proiettili dalle prestazioni sempre migliori.

Per quanto riguarda le artiglierie contraeree, l'apice dell'evoluzione tecnica si ebbe con il secondo conflitto mondiale: da quel momento in poi, per la lotta ai velivoli ad alta quota, si passo infatti ai sistemi missilistici terra-aria entrati in servizio negli anni Cinquanta.

Degna di nota è la nascita di artiglierie dal duplice utilizzo basate sulla stessa bocca da fuoco dei cannoni contraerei. La grande velocità iniziale dei cannoni contraerei permise, sfruttando un munizionamento dedicato, anche l’impiego delle stesse armi per contrastare mezzi blindati e navi corazzate. A titolo di esempio, il cannone Ansaldo da 90/53, inizialmente pensato come artiglieria antiaerea, fu utilizzato sul finire della seconda guerra mondiale in versione terrestre, come cannone controcarro e installato in veicoli militari progettati o modificati dalla stessa Ansaldo.

Soggetto produttore

Lingua prevalente

ITALIANO - Italiano - IT

Soggetto conservatore

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