Lo Stabilimento Meccanico di Sampierdarena costituiva il nucleo originario attorno a cui si sono sviluppati tutti gli altri stabilimenti Ansaldo.
Lo Stabilimento venne edificato nel 1846 alla foce del Polcevera, in un'area originariamente destinata all'orticoltura, dalla società Taylor e Prandi con il nome di Stabilimento Metallurgico di Sampierdarena. Con il fallimento della società lo stabilimento nel 1853 venne rilevato dalla neo costituita società Gio. Ansaldo & C. per un valore di 810.000 lire.
La prima produzione dello stabilimento fu di materiale e di macchine per il comparto ferroviario. Già dal 1854 vennero messe in produzione le prime due locomotive, la Sampierdarena e l'Alessandria. Nel giro di pochi anni lo Stabilimento ampliò le proprie produzioni dedicandosi anche alla realizzazione di apparati motori marini e alla costruzione di artiglierie. In una relazione ufficiale del 1883 Benedetto Brin, a capo della commissione ministeriale, affermò che quello di Sampierdarena era il più vasto e importante stabilimento meccanico del regno.
Negli anni Venti del Novecento, lo stabilimento contava una superficie di 200.000 metri quadrati, la metà dei quali occupati da officine suddivise in quattro reparti: la Caldereria, dove si producevano motori e caldaie per propulsione navale, la Fabbrica di locomotive, l'Officina (o Stabilimento, come spesso viene citato nei documenti) Veicoli ferroviari e il reparto Carpenteria e Utensileria. Sebbene tra le produzioni chiave dello stabilimento ci fossero gli apparati motori marini, venivano fabbricate anche caldaie, forni, impianti di combustione e si iniziò a diversificare l’attività impiantistica.
Nel secondo dopoguerra il processo di riconversione orientò le produzioni dello Stabilimento verso il comparto impiantistico, termoelettrico e nucleare, confluendo poi, nel 1966, nella nuova società Ansaldo Meccanico Nucleare.
Ma la crisi energetica degli anni ’70 e soprattutto le conseguenze dell’abbandono della politica sul nucleare, provocano un declino dell’Ansaldo e del suo stabilimento principe. Gli anni ’80 avviano un po’ ovunque in Genova una forte de-industrializzazione, lo stabilimento viene progressivamente smantellato per poi essere definitivamente ceduto ed essere riconvertito in area commerciale e di servizi.