ARCHIVIO ILVA ITALSIDER
Titolo
Livello di descrizione
Complesso di archivi
Descrizione
Quello che da sempre è stato denominato in modo sintetico come Archivio Ilva è in realtà l’insieme di quasi cinquanta fondi archivistici prodotti da aziende ed imprese che a vario livello gravitarono intorno a quelle che in questa sede sono state definite “società capofila”, ossia le società caposettore della siderurgia a partecipazione statale. Anche in questo caso non solo una società bensì quattro società distinte che, seppur con legami fortissimi tanto a volte da confonderle, risultano come soggetti produttori distinti. I loro archivi, come si vedrà meglio in seguito, risultano strettamente collegati in quanto con un naturale processo di acquisizione confluirono da una società all’altra in seguito a eventi societari quali fusioni, concentrazioni, conferimenti e apporti industriali, l’archivio della società morente nell’archivio della società dominante, a stendere un sottile filo immaginario che unisce le piccole imprese siderurgiche di inizio secolo fino all’Ilva che fu poi privatizzata dai Riva agli inizi degli anni ‘90.
La siderurgia non è inoltre la sola attività industriale ad essere documentata; molta parte della documentazione conservata nell’Archivio Ilva proviene infatti da società operanti nel comparto idroelettrico che con i loro impianti contribuirono all’elettrificazione del nostro Paese. Senza voler entrare nelle complesse vicende storiche per le quali si rimanda alle introduzioni delle singole società/fondi archivistici, anche in questo caso la congiuntura non è casuale, bensì il risultato della creazione nel 1963 dell’Enel, la conseguente scomparsa di tutte le società elettriche presenti fino a quel momento sul territorio nazionale, e per quelle di loro che avevano attività anche nel comparto siderurgico - e non erano poche - la fusione nell’Ilva Alti Forni e Acciaierie d’Italia prima, Italsider poi.
Altra caratteristica che rende l’Archivio Ilva davvero un unicum nel suo genere è data dal fatto che tutte queste società risultavano distribuite in tutta Italia, fornendo quindi informazioni preziosissime su realtà industriali, territoriali, e socio economiche molto diverse tra di loro, dagli impianti estrattivi e idroelettrici in Val d’Aosta e dall’impianto siderurgico Oscar Sinigaglia di Genova Cornigliano a quelli di Bagnoli o Taranto, dall’elettrificazione di Ancona, alle attività estrattive dell’Elba.
Già parzialmente dichiarata di notevole interesse storico il 30 giugno 1983 quando ancora era conservata presso l’Archivio Storico Nuova Italsider, la parte più consistente della documentazione venne ceduta in comodato dall’Ilva S.p.A. nel 1993 all’allora Archivio Storico Ansaldo, a cui fecero seguito ulteriori versamenti nel 1999 da parte di Fintecna S.p.A. Fa poi parte dell’archivio il materiale a stampa, riconducibile alla Finsider successivamente acquisito presso la sede di Genova dell’Ilva S.p.A. in liquidazione.
Precedenti opere di riordino: una prima opera di riordino, schedatura e inventariazione delle carte risale al 1985, anno in cui venne pubblicato l’inventario Archivio storico a cura di Luciano Segreto ed edito dalla Nuova Italsider. Sebbene il lavoro di riordino avesse toccato soltanto 500 unità, un numero davvero esiguo se paragonato a quello attuale, Segreto ebbe il grande merito di presentare al pubblico documentazione fino ad allora del tutto sconosciuta, riuscendo a delineare, seppur con pochi pezzi, quella che poi si sarebbe rivelata la reale struttura dell’archivio.
Alcune osservazioni di Segreto, contenute nell’introduzione al suo inventario, sono ancora oggi fondamentali per comprendere la genesi di un archivio così complesso come quello prodotto dall’Ilva prima, Italsider poi. Egli rilevava infatti come la parte più consistente del materiale allora disponibile fosse pervenuta grazie all’attenzione e alla cura dei responsabili dall’archivio corrente della sede centrale della Nuova Italsider che riservarono particolari attenzioni per tutto ciò che appariva “vecchio”. Oltre a questo tipo di intervento definito “attivo”, Segreto ne individuava un altro che in opposizione al primo definiva “passivo”, ossia frutto di negligenze, disordine e dimenticanze che fecero sì che intere serie di verbali e di bilanci, ufficialmente risultanti già al macero, fossero ancora al loro posto, sugli scaffali impolverati dell’archivio corrente. Il materiale analizzato da Segreto non presentava, salvo poche eccezioni, una precedente forma di ordinamento o di inventariazione.
Una prima opera di riordino consistette quindi nel suddividere la documentazione distinguendo tra quella riconducibile all’Ilva o all’Italsider (Archivio Italsider - ex Ilva) e quella riconducibile ad altre società (Archivi aggregati), a loro volta suddivisi in archivi prodotti da società siderurgiche, società elettriche, ed infine società varie. Un’ulteriore distinzione venne poi fatta tra la documentazione prodotta dalla sede centrale e quella formatasi invece presso gli impianti di produzione (Archivi degli impianti di produzione). Questa scelta, che permise di salvaguardare nella sostanza il processo di formazione storica dei vari archivi, offriva il vantaggio di lasciare aperti tutti e tre gli archivi (la numerazione infatti ricominciava da 1 per ogni sezione), rendendoli suscettibili di ulteriori acquisizioni.
Bisogna tuttavia constatare che tra il 1985, anno di pubblicazione dell’inventario di Segreto, ed il 1993, anno di versamento alla Fondazione Ansaldo da parte dell’Ilva S.p.A. in liquidazione del primo consistente nucleo di documentazione comprensivo anche di quella già inventariata, il materiale stava già subendo un lento processo di deterioramento, aggravato per di più dal sopraggiungere di un progressivo stato di disordine. Alcune delle unità presenti nell’inventario non furono infatti versate alla Fondazione e molte delle segnature attribuite da Segreto risultarono al momento della verifica della documentazione già andate perse. Alle unità già descritte si andava inoltre ad aggiungere una cospicua quantità di documentazione dal carattere estremamente eterogeneo proveniente da società diverse e in evidente stato di disordine, documentazione accresciuta ulteriormente dal versamento del 1999 delle carte restanti da parte di Fintecna. Al termine delle operazioni di versamento dell’Archivio Ilva alla Fondazione Ansaldo si rendevano dunque necessarie operazioni di verifica e di schedatura del materiale.
Il secondo ed altrettanto importante intervento di schedatura della documentazione prodotta dall’Ilva - Italsider e dalle società ad essa collegate avvenne nel 2002 ad opera della Fondazione Ansaldo , grazie al contributo elargito dal Ministero per i Beni e le Attività culturali per il tramite della Soprintendenza Archivistica per la Liguria. Rispetto all’inventario di Segreto, il cui limite era costituito dall’esiguo numero di pezzi presi in esame, in questo caso la schedatura fu condotta a tappeto su tutto il materiale, costituito complessivamente da circa 7.000 pezzi. In questo caso per cogliere le differenze sostanziali tra le due opere di intervento diventa fondamentale la terminologia archivistica adottata, da una parte un inventario a tutti gli effetti per quanto riguarda l’opera di Segreto, nonostante un campione di documentazione numericamente molto limitato, con il tentativo però di ricostruire l’esatta struttura dell’archivio e l’articolazione interna in serie, dall’altra una schedatura abbastanza analitica di una moltitudine di pezzi che però a conti fatti risultavano scollegati tra di loro, in quanto all’opera di schedatura non fece seguito un reale intervento di riordino della documentazione. Ai 7.000 pezzi presi in esame non corrispondevano infatti 7.000 unità archivistiche in senso stretto, in quanto in molti casi si trattava di frammenti di pezzi archivistici la cui unità era stata compromessa nel corso del tempo.
L’Archivio Ilva oggi: allo stato attuale, condotti gli opportuni interventi di riordino della documentazione e di ricostruzione, per quanto possibile, delle unità archivistiche originarie, l’Archivio Ilva è costituito da 5.075 unità. A queste unità corrispondono però soltanto 4.657 schede descrittive in quanto, soprattutto nel caso dei diversi materiali a stampa, sono presenti più copie di uno stesso pezzo. Si è scelto di strutturare l’Archivio Ilva in cinque partizioni: Archivi delle società capofila, Archivi delle società controllate o partecipate, Siti produttivi, Archivi personali aggregati, ed infine Riviste e periodici.
La prima partizione, Archivi delle società capofila, 1897 - 1987, si articola a sua volta in quattro fondi principali relativi alle società capogruppo .
Il primo fondo Alti Forni, Fonderie e Acciaierie di Piombino - Ilva Alti Forni e Acciaierie d’Italia - Italsider, 1897 - 1987 prende il nome dalla Alti Forni, Fonderie e Acciaierie di Piombino che operò dal 1897, anno della sua costituzione fino al 1918, anno in cui la società incorporò l’Ilva S.A. per dare vita all’Ilva Alti Forni e Acciaierie d’Italia che operò con tale nome fino al 1961, quando in seguito alla fusione per incorporazione della Cornigliano S.p.A., mutò ragione sociale in Italsider Alti Forni e Acciaierie Riunite Ilva e Cornigliano, dal 1964 solo Italsider, e con tale nome fino al 1987, anno in cui l’Italsider venne definitivamente incorporata nella Sirti, società del Gruppo IRI - STET. A fronte di denominazioni sociali tanto diverse, non essendovi nella documentazione cesure storiche di rilievo bensì una continuità apprezzabile persino all’interno delle singole unità a cavallo degli anni interessati, queste tre società sono di fatto da considerare come una sola grande azienda che operò ininterrottamente dal 1897 al 1987.
Il secondo fondo, Nuova Italsider, 1982 - 1987, è costituito invece dalla documentazione prodotta dall’omonima società operante a livello industriale dal 1980 con lo scopo di concentrare in una sola società tutti i centri siderurgici la cui attività era rivolta ai laminati piani, nonché degli stabilimenti ausiliari a tale attività e della flotta sociale, ed attiva fino al 1987, anno in cui tutte le sue attività industriali vennero concentrate per conferimento di ramo industriale nell’Ilva S.p.A.
Il terzo fondo, Ilva Profilati - Ilva - Italsider, 1980 - 1990, conserva la documentazione prodotta dalla società Ilva Profilati, costituita nel 1980 per volontà della Finsider e dell’Italsider, che nel 1982 cambiò la propria denominazione sociale in Ilva S.p.A. , e che nel 1987, in seguito al conferimento delle attività industriali della Nuova Italsider, prese il nome di Italsider S.p.A., per poi essere messa in liquidazione nel 1990. Anche in questo caso, similmente a quanto già detto per gli Alti Forni, Fonderie e Acciaierie di Piombino, poi Ilva Alti Forni e Acciaierie d’Italia, poi Italsider, a fronte di tre denominazioni diverse, non essendovi nella documentazione cesure storiche di rilievo, Ilva Profilati, Ilva S.p.A. e Italsider S.p.A. sono di fatto da considerare come una sola società che operò dal 1980 al 1990.
Il quarto ed ultimo fondo è invece dedicato all’Ilva S.p.A., l’ultima delle grandi società siderurgiche pubbliche, costituitasi ex novo nel 1988 in seguito al conferimento di attività industriali alla preesistente società Partecipazioni e Gestioni Immobiliari - PAGEIM, società fino ad allora a carattere esclusivamente immobiliare, che oltre a cambiare la propria denominazione, modificò radicalmente il proprio oggetto sociale (per questo motivo la Pageim e l’Ilva S.p.A. sono da considerarsi come due società distinte), e che fu privatizzata poi nel 1993 dal Gruppo Riva.
La seconda partizione Archivi delle società controllate o partecipate, 1882 - 1984 raccoglie invece la documentazione di tutte quelle società che nel tempo operarono nell’orbita delle società capofila e che nella maggioranza dei casi terminarono la loro esistenza fondendosi nelle capogruppo. Al momento della fusione, infatti, la società incorporata doveva consegnare alla società incorporante le proprie scritture sociali e le principali registrazioni contabili, a cui si aggiungevano in alcuni casi anche le pratiche ritenute più significative. La partizione si articola quindi in 34 fondi intestati alle singole società e disposti in ordine alfabetico. Trova qui ampio spazio la documentazione prodotta da società attive non soltanto nel settore siderurgico (Società Italiana Acciaierie di Cornigliano - SIAC, Cornigliano, ecc.) ma anche in quello elettrico (Unione Esercizi Elettrici, Società Idroelettrica dell’Ossola, Società Lucana per Imprese Idroelettriche, Società Generale Pugliese di Elettricità, ecc.), in quello immobiliare (Società Immobiliare Borgo, Partecipazioni e Gestioni Immobiliari - PAGEIM, Istituto Case per i Lavoratori dell’Industria Siderurgica - ICLIS, ecc.), o in settori ancora diversi come i trasporti (Società Ferrovie Marchigiane), estrattivo e minerario (Società Mineraria Ferromin) e molti altri.
Spesso inoltre alcune di queste società, nel corso della propria esistenza, avevano a loro volta assorbito società minori in molti casi quasi del tutto sconosciute, acquisendone così, in virtù di quanto detto prima, oltre agli impianti di produzione anche parte dei loro archivi. Basti pensare, a titolo di esempio, alle piccole società elettriche che nel tempo furono incorporate dall’Unione Esercizi Elettrici quali la Società Anonima Città di Lanciano, la Società Elettrica Aldo Netti, la Alto Sangro, la Società Idroelettrica della Majella e molte altre, la cui documentazione è stata descritta all’interno del fondo intestato alla Unes nell’apposita sezione Archivi delle incorporate , suddivisa in serie denominate come le società cui fanno riferimento.
La terza partizione Siti produttivi, 1894 - 1986 raccoglie documentazione proveniente da quegli stabilimenti che nati per volontà di una particolare società sono poi passati nell’arco del tempo sotto il controllo dell’Ilva. Si pensi per esempio allo stabilimento Acciaierie e Fonderie di Genova Campi, costruito nel 1898 dalla Gio. Ansaldo & C., ceduto nel 1934 alla Società Italiana Acciaierie di Cornigliano - SIAC, società a sua volta incorporata nell’Ilva Alti Forni e Acciaierie d’Italia nel 1968, oppure allo stabilimento di Portoferraio sorto per volontà dell’Elba Società Anonima di Miniere e di Alti Forni nel 1900 e concesso in gestione all’Ilva nel 1911 in occasione dell’accordo per la creazione del Consorzio Ilva. Determinate tipologie di documentazione, quali per esempio le schede del personale, i libri matricola o la contabilità interna di stabilimento, sfuggono a tali cesure storiche, incuranti dei cambiamenti al vertice. Per la loro stessa natura non sono quindi riconducibili ad una particolare azienda, alla quale per altro possono essere preesistenti o sopravviverle nel tempo, ma a più realtà societarie. Mentre per i casi citati il materiale pervenuto si limita per lo più a poche unità relative alla gestione del personale, in altri casi come per il sito produttivo di Savona si tratta di un vero e proprio archivio di stabilimento. Per ogni sito è stata quindi redatta una breve introduzione che ne chiarisce le vicende storiche e i passaggi societari.
La quarte partizione Archivi personali aggregati, 1916 - 1977 suddivisa in due fondi intestati ad Alessandra Carlini e a Enrico Spreafico Redaelli raccolgono le carte da loro prodotte durante la loro attività professionale trasversale a più società.
Le cosiddette Carte Carlini furono messe a disposizione dell’allora Archivio storico Italsider dalla professoressa Angela Maria Carlini, sorella dell’ingegner Alessandra Carlini (1895 - 1981), entrata nel 1925 nello stabilimento di Genova Campi, allora appartenente all’Ansaldo, e divenuta vice caposezione del laboratorio dello stabilimento durante la seconda guerra mondiale. All’inizio degli anni ‘50 l’ingegner Carlini fu tra gli animatori della Commissione mista costituita nel 1951 da dirigenti, tecnici e operai dello stabilimento Siac di Genova Campi allo scopo di ricostruire il «treno IV», il laminatoio smontato e trasportato in alcune sue parti in Germania nel 1944 dalle truppe tedesche di occupazione.
Il secondo fondo è invece dedicato alle carte prodotte da Enrico Spreafico Redaelli, direttore amministrativo della Cornigliano dal 1952 al 1961, amministratore delegato dell’Italsider dal 1962, e presidente di quest’ultima dal 1973 al 1977. In vista della fusione tra l’Ilva e la Cornigliano, società con il management ritenuto più qualificato, Redaelli fu inviato in Ilva ancor prima che l’incorporazione avesse luogo per esportare i modelli organizzativi e gestionali della Cornigliano. Dal punto di vista archivistico questo si traduce nella presenza di pratiche intestate a Redaelli e contenenti carte sia dell’Ilva sia della Cornigliano, rendendo di fatto impossibile attribuire tali pratiche all’una piuttosto che all’altra società.
La quinta ed ultima partizione, Riviste e periodici, 1947 - 1988, raccoglie invece riviste, bollettini e notiziari per un totale di 344 unità tra volumi e numeri sciolti (relativi complessivamente a 28 titoli). Il materiale è pervenuto alla Fondazione Ansaldo sia al momento dell’acquisizione dell’archivio, dal 1993 al 1999, sia in seguito a donazioni di ex dipendenti dell’Ilva - Italsider o di società ad essa collegate. Le pubblicazioni coprono un periodo compreso tra il 1947, con la pubblicazione del notiziario del Fronte di Gioventù di Fabbrica della Siac «La Colata», ed il 1988 con i periodici «Censis» e «Rivista Finsider». Questo materiale è a tutt’oggi conservato nell’emeroteca della Fondazione Ansaldo, e per questo si rimanda alla relativa sezione nei Periodici.
Tra le riviste più importanti e significative della serie meritano una particolare attenzione gli house organs «Cornigliano», la «Rivista Italsider» e i mensili di stabilimento, la «Rivista Siderexport» ed infine la «Rivista Finsider».
Per una visione d’insieme sull’organizzazione attuale dell’Archivio e sulla divisione interna in partizioni, fondi, serie e sottoserie si veda la Struttura dell’Archivio Ilva, in cui vengono fornite brevi informazioni relative agli anni di cesura tra i diversi nuclei documentali.
Come si è già detto, ad oggi, grazie allo spoglio di tutta la documentazione e alla conseguente ricostruzione di molte unità, rispetto ai circa 7.000 pezzi descritti nella schedatura del 2002, l’Archivio Ilva conta 5.075 unità, relative ad un periodo compreso tra il 1882, anno di costituzione della Società Anonima delle Ferriere Italiane che nel 1911 contribuì alla costituzione del Consorzio Ilva, ed il 1994, all’indomani della messa in liquidazione dell’Ilva S.p.A. e al suo passaggio al Gruppo privato Riva.
Rispetto alle precedenti descrizioni le singole unità sono state quindi rinumerate progressivamente e schedate analiticamente a livello dell’eventuale sottofascicolo. Per ogni livello di descrizione è stato riportato il titolo originale, presente nella quasi totalità dei casi, la consistenza in carte, la presenza di materiale a stampa, fotografico e di disegni tecnici, gli estremi cronologici ed una breve descrizione del contenuto.
Arricchiscono e completano la documentazione le oltre 45.500 fotografie (1951 - 1989) conservate nella Fototeca e 1039 filmati e 130 videocassette originali (1912 - 1991; di questi ne risultano processati però soltanto 280) conservati presso la Cineteca della Fondazione Ansaldo .
La siderurgia non è inoltre la sola attività industriale ad essere documentata; molta parte della documentazione conservata nell’Archivio Ilva proviene infatti da società operanti nel comparto idroelettrico che con i loro impianti contribuirono all’elettrificazione del nostro Paese. Senza voler entrare nelle complesse vicende storiche per le quali si rimanda alle introduzioni delle singole società/fondi archivistici, anche in questo caso la congiuntura non è casuale, bensì il risultato della creazione nel 1963 dell’Enel, la conseguente scomparsa di tutte le società elettriche presenti fino a quel momento sul territorio nazionale, e per quelle di loro che avevano attività anche nel comparto siderurgico - e non erano poche - la fusione nell’Ilva Alti Forni e Acciaierie d’Italia prima, Italsider poi.
Altra caratteristica che rende l’Archivio Ilva davvero un unicum nel suo genere è data dal fatto che tutte queste società risultavano distribuite in tutta Italia, fornendo quindi informazioni preziosissime su realtà industriali, territoriali, e socio economiche molto diverse tra di loro, dagli impianti estrattivi e idroelettrici in Val d’Aosta e dall’impianto siderurgico Oscar Sinigaglia di Genova Cornigliano a quelli di Bagnoli o Taranto, dall’elettrificazione di Ancona, alle attività estrattive dell’Elba.
Già parzialmente dichiarata di notevole interesse storico il 30 giugno 1983 quando ancora era conservata presso l’Archivio Storico Nuova Italsider, la parte più consistente della documentazione venne ceduta in comodato dall’Ilva S.p.A. nel 1993 all’allora Archivio Storico Ansaldo, a cui fecero seguito ulteriori versamenti nel 1999 da parte di Fintecna S.p.A. Fa poi parte dell’archivio il materiale a stampa, riconducibile alla Finsider successivamente acquisito presso la sede di Genova dell’Ilva S.p.A. in liquidazione.
Precedenti opere di riordino: una prima opera di riordino, schedatura e inventariazione delle carte risale al 1985, anno in cui venne pubblicato l’inventario Archivio storico a cura di Luciano Segreto ed edito dalla Nuova Italsider. Sebbene il lavoro di riordino avesse toccato soltanto 500 unità, un numero davvero esiguo se paragonato a quello attuale, Segreto ebbe il grande merito di presentare al pubblico documentazione fino ad allora del tutto sconosciuta, riuscendo a delineare, seppur con pochi pezzi, quella che poi si sarebbe rivelata la reale struttura dell’archivio.
Alcune osservazioni di Segreto, contenute nell’introduzione al suo inventario, sono ancora oggi fondamentali per comprendere la genesi di un archivio così complesso come quello prodotto dall’Ilva prima, Italsider poi. Egli rilevava infatti come la parte più consistente del materiale allora disponibile fosse pervenuta grazie all’attenzione e alla cura dei responsabili dall’archivio corrente della sede centrale della Nuova Italsider che riservarono particolari attenzioni per tutto ciò che appariva “vecchio”. Oltre a questo tipo di intervento definito “attivo”, Segreto ne individuava un altro che in opposizione al primo definiva “passivo”, ossia frutto di negligenze, disordine e dimenticanze che fecero sì che intere serie di verbali e di bilanci, ufficialmente risultanti già al macero, fossero ancora al loro posto, sugli scaffali impolverati dell’archivio corrente. Il materiale analizzato da Segreto non presentava, salvo poche eccezioni, una precedente forma di ordinamento o di inventariazione.
Una prima opera di riordino consistette quindi nel suddividere la documentazione distinguendo tra quella riconducibile all’Ilva o all’Italsider (Archivio Italsider - ex Ilva) e quella riconducibile ad altre società (Archivi aggregati), a loro volta suddivisi in archivi prodotti da società siderurgiche, società elettriche, ed infine società varie. Un’ulteriore distinzione venne poi fatta tra la documentazione prodotta dalla sede centrale e quella formatasi invece presso gli impianti di produzione (Archivi degli impianti di produzione). Questa scelta, che permise di salvaguardare nella sostanza il processo di formazione storica dei vari archivi, offriva il vantaggio di lasciare aperti tutti e tre gli archivi (la numerazione infatti ricominciava da 1 per ogni sezione), rendendoli suscettibili di ulteriori acquisizioni.
Bisogna tuttavia constatare che tra il 1985, anno di pubblicazione dell’inventario di Segreto, ed il 1993, anno di versamento alla Fondazione Ansaldo da parte dell’Ilva S.p.A. in liquidazione del primo consistente nucleo di documentazione comprensivo anche di quella già inventariata, il materiale stava già subendo un lento processo di deterioramento, aggravato per di più dal sopraggiungere di un progressivo stato di disordine. Alcune delle unità presenti nell’inventario non furono infatti versate alla Fondazione e molte delle segnature attribuite da Segreto risultarono al momento della verifica della documentazione già andate perse. Alle unità già descritte si andava inoltre ad aggiungere una cospicua quantità di documentazione dal carattere estremamente eterogeneo proveniente da società diverse e in evidente stato di disordine, documentazione accresciuta ulteriormente dal versamento del 1999 delle carte restanti da parte di Fintecna. Al termine delle operazioni di versamento dell’Archivio Ilva alla Fondazione Ansaldo si rendevano dunque necessarie operazioni di verifica e di schedatura del materiale.
Il secondo ed altrettanto importante intervento di schedatura della documentazione prodotta dall’Ilva - Italsider e dalle società ad essa collegate avvenne nel 2002 ad opera della Fondazione Ansaldo , grazie al contributo elargito dal Ministero per i Beni e le Attività culturali per il tramite della Soprintendenza Archivistica per la Liguria. Rispetto all’inventario di Segreto, il cui limite era costituito dall’esiguo numero di pezzi presi in esame, in questo caso la schedatura fu condotta a tappeto su tutto il materiale, costituito complessivamente da circa 7.000 pezzi. In questo caso per cogliere le differenze sostanziali tra le due opere di intervento diventa fondamentale la terminologia archivistica adottata, da una parte un inventario a tutti gli effetti per quanto riguarda l’opera di Segreto, nonostante un campione di documentazione numericamente molto limitato, con il tentativo però di ricostruire l’esatta struttura dell’archivio e l’articolazione interna in serie, dall’altra una schedatura abbastanza analitica di una moltitudine di pezzi che però a conti fatti risultavano scollegati tra di loro, in quanto all’opera di schedatura non fece seguito un reale intervento di riordino della documentazione. Ai 7.000 pezzi presi in esame non corrispondevano infatti 7.000 unità archivistiche in senso stretto, in quanto in molti casi si trattava di frammenti di pezzi archivistici la cui unità era stata compromessa nel corso del tempo.
L’Archivio Ilva oggi: allo stato attuale, condotti gli opportuni interventi di riordino della documentazione e di ricostruzione, per quanto possibile, delle unità archivistiche originarie, l’Archivio Ilva è costituito da 5.075 unità. A queste unità corrispondono però soltanto 4.657 schede descrittive in quanto, soprattutto nel caso dei diversi materiali a stampa, sono presenti più copie di uno stesso pezzo. Si è scelto di strutturare l’Archivio Ilva in cinque partizioni: Archivi delle società capofila, Archivi delle società controllate o partecipate, Siti produttivi, Archivi personali aggregati, ed infine Riviste e periodici.
La prima partizione, Archivi delle società capofila, 1897 - 1987, si articola a sua volta in quattro fondi principali relativi alle società capogruppo .
Il primo fondo Alti Forni, Fonderie e Acciaierie di Piombino - Ilva Alti Forni e Acciaierie d’Italia - Italsider, 1897 - 1987 prende il nome dalla Alti Forni, Fonderie e Acciaierie di Piombino che operò dal 1897, anno della sua costituzione fino al 1918, anno in cui la società incorporò l’Ilva S.A. per dare vita all’Ilva Alti Forni e Acciaierie d’Italia che operò con tale nome fino al 1961, quando in seguito alla fusione per incorporazione della Cornigliano S.p.A., mutò ragione sociale in Italsider Alti Forni e Acciaierie Riunite Ilva e Cornigliano, dal 1964 solo Italsider, e con tale nome fino al 1987, anno in cui l’Italsider venne definitivamente incorporata nella Sirti, società del Gruppo IRI - STET. A fronte di denominazioni sociali tanto diverse, non essendovi nella documentazione cesure storiche di rilievo bensì una continuità apprezzabile persino all’interno delle singole unità a cavallo degli anni interessati, queste tre società sono di fatto da considerare come una sola grande azienda che operò ininterrottamente dal 1897 al 1987.
Il secondo fondo, Nuova Italsider, 1982 - 1987, è costituito invece dalla documentazione prodotta dall’omonima società operante a livello industriale dal 1980 con lo scopo di concentrare in una sola società tutti i centri siderurgici la cui attività era rivolta ai laminati piani, nonché degli stabilimenti ausiliari a tale attività e della flotta sociale, ed attiva fino al 1987, anno in cui tutte le sue attività industriali vennero concentrate per conferimento di ramo industriale nell’Ilva S.p.A.
Il terzo fondo, Ilva Profilati - Ilva - Italsider, 1980 - 1990, conserva la documentazione prodotta dalla società Ilva Profilati, costituita nel 1980 per volontà della Finsider e dell’Italsider, che nel 1982 cambiò la propria denominazione sociale in Ilva S.p.A. , e che nel 1987, in seguito al conferimento delle attività industriali della Nuova Italsider, prese il nome di Italsider S.p.A., per poi essere messa in liquidazione nel 1990. Anche in questo caso, similmente a quanto già detto per gli Alti Forni, Fonderie e Acciaierie di Piombino, poi Ilva Alti Forni e Acciaierie d’Italia, poi Italsider, a fronte di tre denominazioni diverse, non essendovi nella documentazione cesure storiche di rilievo, Ilva Profilati, Ilva S.p.A. e Italsider S.p.A. sono di fatto da considerare come una sola società che operò dal 1980 al 1990.
Il quarto ed ultimo fondo è invece dedicato all’Ilva S.p.A., l’ultima delle grandi società siderurgiche pubbliche, costituitasi ex novo nel 1988 in seguito al conferimento di attività industriali alla preesistente società Partecipazioni e Gestioni Immobiliari - PAGEIM, società fino ad allora a carattere esclusivamente immobiliare, che oltre a cambiare la propria denominazione, modificò radicalmente il proprio oggetto sociale (per questo motivo la Pageim e l’Ilva S.p.A. sono da considerarsi come due società distinte), e che fu privatizzata poi nel 1993 dal Gruppo Riva.
La seconda partizione Archivi delle società controllate o partecipate, 1882 - 1984 raccoglie invece la documentazione di tutte quelle società che nel tempo operarono nell’orbita delle società capofila e che nella maggioranza dei casi terminarono la loro esistenza fondendosi nelle capogruppo. Al momento della fusione, infatti, la società incorporata doveva consegnare alla società incorporante le proprie scritture sociali e le principali registrazioni contabili, a cui si aggiungevano in alcuni casi anche le pratiche ritenute più significative. La partizione si articola quindi in 34 fondi intestati alle singole società e disposti in ordine alfabetico. Trova qui ampio spazio la documentazione prodotta da società attive non soltanto nel settore siderurgico (Società Italiana Acciaierie di Cornigliano - SIAC, Cornigliano, ecc.) ma anche in quello elettrico (Unione Esercizi Elettrici, Società Idroelettrica dell’Ossola, Società Lucana per Imprese Idroelettriche, Società Generale Pugliese di Elettricità, ecc.), in quello immobiliare (Società Immobiliare Borgo, Partecipazioni e Gestioni Immobiliari - PAGEIM, Istituto Case per i Lavoratori dell’Industria Siderurgica - ICLIS, ecc.), o in settori ancora diversi come i trasporti (Società Ferrovie Marchigiane), estrattivo e minerario (Società Mineraria Ferromin) e molti altri.
Spesso inoltre alcune di queste società, nel corso della propria esistenza, avevano a loro volta assorbito società minori in molti casi quasi del tutto sconosciute, acquisendone così, in virtù di quanto detto prima, oltre agli impianti di produzione anche parte dei loro archivi. Basti pensare, a titolo di esempio, alle piccole società elettriche che nel tempo furono incorporate dall’Unione Esercizi Elettrici quali la Società Anonima Città di Lanciano, la Società Elettrica Aldo Netti, la Alto Sangro, la Società Idroelettrica della Majella e molte altre, la cui documentazione è stata descritta all’interno del fondo intestato alla Unes nell’apposita sezione Archivi delle incorporate , suddivisa in serie denominate come le società cui fanno riferimento.
La terza partizione Siti produttivi, 1894 - 1986 raccoglie documentazione proveniente da quegli stabilimenti che nati per volontà di una particolare società sono poi passati nell’arco del tempo sotto il controllo dell’Ilva. Si pensi per esempio allo stabilimento Acciaierie e Fonderie di Genova Campi, costruito nel 1898 dalla Gio. Ansaldo & C., ceduto nel 1934 alla Società Italiana Acciaierie di Cornigliano - SIAC, società a sua volta incorporata nell’Ilva Alti Forni e Acciaierie d’Italia nel 1968, oppure allo stabilimento di Portoferraio sorto per volontà dell’Elba Società Anonima di Miniere e di Alti Forni nel 1900 e concesso in gestione all’Ilva nel 1911 in occasione dell’accordo per la creazione del Consorzio Ilva. Determinate tipologie di documentazione, quali per esempio le schede del personale, i libri matricola o la contabilità interna di stabilimento, sfuggono a tali cesure storiche, incuranti dei cambiamenti al vertice. Per la loro stessa natura non sono quindi riconducibili ad una particolare azienda, alla quale per altro possono essere preesistenti o sopravviverle nel tempo, ma a più realtà societarie. Mentre per i casi citati il materiale pervenuto si limita per lo più a poche unità relative alla gestione del personale, in altri casi come per il sito produttivo di Savona si tratta di un vero e proprio archivio di stabilimento. Per ogni sito è stata quindi redatta una breve introduzione che ne chiarisce le vicende storiche e i passaggi societari.
La quarte partizione Archivi personali aggregati, 1916 - 1977 suddivisa in due fondi intestati ad Alessandra Carlini e a Enrico Spreafico Redaelli raccolgono le carte da loro prodotte durante la loro attività professionale trasversale a più società.
Le cosiddette Carte Carlini furono messe a disposizione dell’allora Archivio storico Italsider dalla professoressa Angela Maria Carlini, sorella dell’ingegner Alessandra Carlini (1895 - 1981), entrata nel 1925 nello stabilimento di Genova Campi, allora appartenente all’Ansaldo, e divenuta vice caposezione del laboratorio dello stabilimento durante la seconda guerra mondiale. All’inizio degli anni ‘50 l’ingegner Carlini fu tra gli animatori della Commissione mista costituita nel 1951 da dirigenti, tecnici e operai dello stabilimento Siac di Genova Campi allo scopo di ricostruire il «treno IV», il laminatoio smontato e trasportato in alcune sue parti in Germania nel 1944 dalle truppe tedesche di occupazione.
Il secondo fondo è invece dedicato alle carte prodotte da Enrico Spreafico Redaelli, direttore amministrativo della Cornigliano dal 1952 al 1961, amministratore delegato dell’Italsider dal 1962, e presidente di quest’ultima dal 1973 al 1977. In vista della fusione tra l’Ilva e la Cornigliano, società con il management ritenuto più qualificato, Redaelli fu inviato in Ilva ancor prima che l’incorporazione avesse luogo per esportare i modelli organizzativi e gestionali della Cornigliano. Dal punto di vista archivistico questo si traduce nella presenza di pratiche intestate a Redaelli e contenenti carte sia dell’Ilva sia della Cornigliano, rendendo di fatto impossibile attribuire tali pratiche all’una piuttosto che all’altra società.
La quinta ed ultima partizione, Riviste e periodici, 1947 - 1988, raccoglie invece riviste, bollettini e notiziari per un totale di 344 unità tra volumi e numeri sciolti (relativi complessivamente a 28 titoli). Il materiale è pervenuto alla Fondazione Ansaldo sia al momento dell’acquisizione dell’archivio, dal 1993 al 1999, sia in seguito a donazioni di ex dipendenti dell’Ilva - Italsider o di società ad essa collegate. Le pubblicazioni coprono un periodo compreso tra il 1947, con la pubblicazione del notiziario del Fronte di Gioventù di Fabbrica della Siac «La Colata», ed il 1988 con i periodici «Censis» e «Rivista Finsider». Questo materiale è a tutt’oggi conservato nell’emeroteca della Fondazione Ansaldo, e per questo si rimanda alla relativa sezione nei Periodici.
Tra le riviste più importanti e significative della serie meritano una particolare attenzione gli house organs «Cornigliano», la «Rivista Italsider» e i mensili di stabilimento, la «Rivista Siderexport» ed infine la «Rivista Finsider».
Per una visione d’insieme sull’organizzazione attuale dell’Archivio e sulla divisione interna in partizioni, fondi, serie e sottoserie si veda la Struttura dell’Archivio Ilva, in cui vengono fornite brevi informazioni relative agli anni di cesura tra i diversi nuclei documentali.
Come si è già detto, ad oggi, grazie allo spoglio di tutta la documentazione e alla conseguente ricostruzione di molte unità, rispetto ai circa 7.000 pezzi descritti nella schedatura del 2002, l’Archivio Ilva conta 5.075 unità, relative ad un periodo compreso tra il 1882, anno di costituzione della Società Anonima delle Ferriere Italiane che nel 1911 contribuì alla costituzione del Consorzio Ilva, ed il 1994, all’indomani della messa in liquidazione dell’Ilva S.p.A. e al suo passaggio al Gruppo privato Riva.
Rispetto alle precedenti descrizioni le singole unità sono state quindi rinumerate progressivamente e schedate analiticamente a livello dell’eventuale sottofascicolo. Per ogni livello di descrizione è stato riportato il titolo originale, presente nella quasi totalità dei casi, la consistenza in carte, la presenza di materiale a stampa, fotografico e di disegni tecnici, gli estremi cronologici ed una breve descrizione del contenuto.
Arricchiscono e completano la documentazione le oltre 45.500 fotografie (1951 - 1989) conservate nella Fototeca e 1039 filmati e 130 videocassette originali (1912 - 1991; di questi ne risultano processati però soltanto 280) conservati presso la Cineteca della Fondazione Ansaldo .
Data testuale
1882 - 1994
Estremi cronologici
1882 – 1994
Consistenza
5.075 unità; 45.500 fotografie circa; 280 video
Soggetto produttore
Livello archivistico inferiore
Lingua prevalente
ITALIANO - Italiano - IT
Risorse correlate
Soggetto conservatore
Data di creazione della scheda
June 1, 2021
Contenuti
-
L'uomo, il fuoco, il ferro
1960ILV.000025 -
Pianeta Acciaio
1962ILV.000026 -
Acciaio a Spoleto
1962ILV.000027 -
La ferriera abbandonata
1962ILV.000127