Il 27 luglio 1944, in seguito alla pubblicazione di un suo giudizio sui libri di testo per bambini, apparso nel 1943 su «Il Secolo XIX», in cui osteggiava il fascismo («in blocco non è eccessivo giudicarli un obbrobrio»), Flavia Steno venne condannata a quindici anni di reclusione. Lasciò Genova, si recò a Zerba, a Moncalvo, dove trovò ricovero in un cascinale, in cui dimoravano alcuni partigiani. Grazie all’ottenimento di una carta d’identità falsa, sotto il falso nome di Rina Fantoni, attese la caduta del regime.
Le tre unità che costituiscono la serie sono quanto rimane nel concreto dell'avversione al regime della Steno: la sentenza di condanna (di cui sono stati messi in evidenza i passi più importanti), la carta d'identità falsa e alcuni scritti di carattere politico.